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La poetessa Saffo

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JulyUnendlichkeit
view post Posted on 7/8/2009, 10:57




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Saffo (Σαπφώ, Sapphó), è stata una poetessa greca vissuta tra il VII e il VI secolo a.C., figlia di Scamandro o Scamandronimo e di Cleide, nacque a Ereso, nell'isola di Lesbo, attorno al 640 a.C. ma trascorse la maggior parte della propria vita a Mitilene, la città più importante dell'isola.

Non si conoscono né la data della sua morte (anche se da un suo componimento[2] si può desumere che abbia raggiunto la tarda età), né le circostanze in cui avvenne, seppure la leggenda vuole che si sia gettata da un faro sull'isola di Lefkada, vicino la spiaggia di Porto Katsiki, per l'amore non corrisposto verso il giovane battelliere Faone.

Vita
Di famiglia aristocratica, per motivi politici da bambina seguì la famiglia in esilio in Sicilia, probabilmente a Siracusa, per una decina d'anni, ma poi ritornò a Mitilene dove curò l'educazione di gruppi di giovani fanciulle

« [...] incentrata sui valori che la società aristocratica richiedeva a una donna: l'amore, la delicatezza, la grazia, la capacità di sedurre, il canto, l'eleganza raffinata dell'atteggiamento. »
(G. Guidorizzi, op. cit.[3].)

Ebbe tre fratelli, Larico, coppiere nel pritaneo di Mitilene, Erigio, di cui si conosce solo il nome, e Carasso, un mercante, che durante una missione in Egitto si innamorò di una cortigiana, Dorica, rovinando economicamente la sua famiglia. In alcuni versi Saffo prega affinché sia garantito un ritorno sicuro al fratello per poter essere riammesso in famiglia e lancia una maledizione alla giovane donna.

Secondo leggende legate ad alcuni versi romantici del pretendente, il poeta lirico Alceo fu ritenuto il suo amante; ma gli stessi poeti antichi smentirono questa ipotesi, ritenendo che i versi in questione erano da interpretare come un'idealizzazione non autobiografica.

La Suda dice che sposò un certo Cercila di Andros, nota evidentemente falsa e tratta dai commediografi ("cercila" è un gioco su "kerkos", "pene" e il fatto di venire da Andros comprova il gioco), da cui ebbe una figlia di nome Cleide a cui dedicò alcuni splendidi e teneri versi.

Alcuni versi proverebbero che la poetessa raggiunse un'età avanzata ma la sicurezza non c'è poiché era usanza comune tra i poeti lirici di utilizzare la prima persona in modo convenzionale.


Gli antichi furono concordi nell'ammirare la sua maestria. Solone, suo contemporaneo, dopo aver ascoltato in vecchiaia un carme della poetessa, disse che a quel punto desiderava due sole cose: impararlo a memoria e morire. Strabone, a distanza di secoli, la definì «θαυμαστόν τι χρήμα»: "un essere meraviglioso".

Saffo, Charles Mengin (1877)Invece il poeta Anacreonte, vissuto una generazione dopo Saffo (metà del VI secolo a.C.), accreditò la tesi che la poetessa nutrisse per le fanciulle che educava alla musica, alla danza e alla poesia un amore omosessuale; tale tesi è sostenuta anche dai numerosi frammenti poetici ritrovati, che parlano dell'amore rivolto esclusivamente a fanciulle.

Nel corso dei secoli scrittori e uomini di cultura rifiutarono di snaturare la grandezza poetica di Saffo con queste scandalose ipotesi (per la mentalità moralistica e conservatrice degli uomini di cultura del passato), perciò intesero che questo amore fosse solo affetto puro esasperato fino all'iperbole per fini poetici.
Alla luce del pensiero moderno, si indicano tranquillamente questi amori omosessuali come normale percorso educativo che le adolescenti intraprendevano quando facevano parte del tiaso. Il tiaso di Lesbo vedeva come maestro proprio Saffo e alla luce di una formazione culturale completa (artistica, musicale e sociale) in Grecia era contemplata di norma anche l'iniziazione all'amore omosessuale che non pregiudicava ma che anzi completava il futuro amore eterosessuale.
Questo suo ruolo educativo, frainteso ed isolato, ha generato i termini moderni "lesbico" e "saffico" per l'omosessualità femminile.

Le opere
La biblioteca di Alessandria possedeva anticamente su Saffo nove libri: solo il primo, versi in strofa saffica, era composto da 1320 versi.
Della copiosa produzione letteraria di Saffo rimangono pochi frammenti di una certa ampiezza e numerosi di piccola mole e stentata comprensione. Furono proprio gli Alessandrini a mettere insieme i componimenti della poetessa di Lesbo e a decidere di porre per prima nella raccolta la preghiera che la donna rivolge ad Afrodite, ritenendola pragmatica. In particolar modo i testi della poetessa furono curati da Dionigi di Alicarnasso. Tra l'altro è attestato che Saffo abbia ripreso lo stilema degli inni omerici, invocazioni agli dei che si svolgevano prima delle gare tra aedi e rapsodi nelle corti o per le strade, dove questi chiedevano assistenza nell'elaborazione di versi. A differenza della poetessa, questi però non avevano alcun tipo di confidenza con le divinità. Precisamente nell'Ode ad Afrodite è messa in evidenza dall'autrice un rapporto molto vicino ed intimo con la dea, tanto che alla fine dell'ode la poetessa ha voluto apporre una sorta di sigillo, chiamato sfreghìs, che consiste nell'apporre nel testo il proprio nome per evitare una "contaminatio" successiva.

Tipologia lirica
Si possono sostanzialmente distinguere due tipi di liriche[6], quella corale, caratterizzata da un rapporto professionale tra il poeta e un committente[7], normalmente celebrativa e quella intimista in cui il poeta esprime uno stato d'animo che riflette

« assilli e sconvolgimenti che partono da un io autobiografico. »
(U. Albini, op. cit. in bibliografia)
Frammento su papiroI canti corali composti prevalentemente per rispondere a esigenze di ufficialità pubblica[8] possono assumere anche il carattere di epitalami[9]. Il tema di questi ultimi è la cerimonia nuziale e la forma in cui sono composti prevede un racconto in prima persona impostato in forma dialogante. Sono presenti inoltre immagini semplici ed evocative, spesso ilari e malinconiche.

La lirica di Saffo, assieme a quella di Alceo e di Anacreonte, rientra nella melica monodica[10], dove la poetessa esprime le proprie emozioni a divinità o ad altri esseri umani.

Saffo offre un'immagine semplice ma appassionata dei propri sentimenti, equilibrata ma coinvolgente, dove l'amore ha un ruolo da protagonista con tutta una serie di riflessioni che oggi chiameremmo psicologiche e in cui il ricordo e l'analisi delle emozioni passate ne suscita nuove altrettanto forti.

Più di ogni altro poeta prima di lei, Saffo indaga sulle emozioni provate da una persona innamorata: non a caso queste introspezioni vedono come autrice una donna, perché non potendo dedicarsi alla vita politica, esse possono concentrarsi in poche mansioni e quindi l'amore riempe con maggior prepotenza il loro animo.

Saffo scrisse in dialetto eolico di Lesbo. La sua poesia, nitida ed elegante, si espresse in diverse forme metriche tutte tipiche della lirica monodica, fra cui un nuovo modello di strofe, dette "saffiche", composte di quattro versi ciascuna: i primi tre endecasillabi e il quarto di cinque sillabe. Tale forma metrica fu ripresa da molti poeti, fino alla "metrica barbara" di Carducci. Una curiosità consiste nel fatto che la strofa non è chiamata saffica perché fu la poetessa di Lesbo ad inventarla; la nascita è da attribuire ad Alceo ma la denominazione deriva dal fatto che fu la poetessa ad utilizzarla maggiormente, ispirando anche Catullo nel carme 51.

L'inno ad Afrodite
Nell'inno ad Afrodite, forse una delle più belle e delicate liriche pervenuteci, Saffo esprime la pena e l'ansia per l'amore non sempre corrisposto e il penoso tormento che questo le dà.

Questa lirica assume la forma di una preghiera in cui, con il richiamo di un incontro precedente[11], cerca di coinvolgere la dea in suo favore ed ella pronta interviene in maniera diretta[12] con la promessa che Saffo si aspetta[13].

In questa poesia la forza emotiva si coniuga con l'eleganza e la dolcezza delle espressioni che raggiungono l'acme nella sesta strofa in cui la parola della dea diventa impegno, conciso e perentorio.

Pindemonte nella sua mirabile traduzione è riuscito a cogliere e a rappresentare lo stato d'animo che la poetessa ha trasfuso nell'ode, mantenendo al contempo la potenza della passione e la soavità del tono poetico.

« Venere eterna, in variopinto soglio,
Di Giove fìglia, artefice d'inganni,
O Augusta, il cor deh tu mi serba spoglio,
Di noie e affanni.

E traggi or quà, se mai pietosa un giorno,
Tutto a' miei prieghi il favor tuo donato,
Dal paterno venisti almo soggiorno,
Al cocchio aurato

Giugnendo il giogo. I passer lievi, belli
Te guidavano intorno al fosco suolo
Battendo i vanni spesseggianti, snelli
Tra l'aria e il polo,

Ma giunser ratti: tu di riso ornata
Poi la faccia immortal, qual soffra assalto
Di guai mi chiedi, e perché te, beata,
Chiami io dall'alto.

Qual cosa io voglio più che fatta sia
Al forsennato mio core, qual caggìa
Novello amor ne' miei lacci: chi, o mia
Saffo, ti oltraggia?

S'ei fugge, ben ti seguirà tra poco,
Doni farà, s'egli or ricusa i tuoi,
E s'ei non t'ama, il vedrai tosto in foco,
Se ancor nol vuoi.

Vienne pur ora, e sciogli a me la vita
D'ogni aspra cura, e quanto io ti domando
Che a me compiuto sia compj, e m'aita
meco pugnando. »

L'inno, composizione in onore di una divinità, recitata davanti alla sua statua in quanto considerata sua incarnazione terrena, è da dividersi in tre parti.

La prima parte, epìklesis, nella quale la poetessa invoca la divinità ed esprime le sue principali invocazioni utilizzando l'imperativo e forme esortative.

La seconda parte, omphalòs, la parte narrativa dell'inno, in cui la divinità viene presentata nel contesto di un'azione della quale è protagonista, di solito di carattere mitico.

La terza parte, eukè, la preghiera vera e propria, la cui metrica è simile alla epìclesis.

Questa composizione è caratterizzata inoltre dalla Ring Composition[14] in quanto comincia e termina con l'invocazione alla divinità.



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FRAMMENTI

Su, lira divina, parlami, fa' risuonare la tua voce...
* * *
Ma io amo la delicatezza ed Éros ha ottenuto per me la bellezza e la luce del sole.
* * *
Simile in tutto agli dèi
mi appare l'uomo che ti siede dinanzi
e ti ascolta così da vicino, mentre
parli con lieve sussurro e ridi amabile:
questa visione mi sconvolge il cuore in petto.
Basta che ti getti uno sguardo e mi si spezza la voce,
la lingua s'inceppa, subito un fuoco sottile corre sotto la pelle,
gli occhi non vedono più, le orecchie rombano,
un freddo sudore mi scorre, un tremore tutta mi afferra,
sono più verde dell'erba,
e poco manca che muoia...
* * *
L'animo mio di nuovo Éros squassa
come il vento le querce sul monte,
dolceamara implacabile fiera...
* * *
Chi un esercito di cavalieri, chi una schiera di fanti,
chi una flotta di navi dirà che sia sopra la terra nera la cosa più bella.
Io dico, ciò che si ama...
* * *
Non so dove volgermi: la mia mente si divide in due...
* * *
Ora risplendi tra le donne di Lidia
come quando il sole scompare
e la luna dalle dita di rosa vince tutte le stelle.
La sua luce sfiora il mare salato
e i campi screziati di fiori.
Goccia la rugiada gentile,
germogliano rose e teneri cerfogli
e fiorisce il meliloto.
Ti aggiri inquieta, ricordi,
e il desiderio della dolce Attis
ti consuma l'anima lieve...
* * *
Usignolo amabile voce
messaggero di primavera...
* * *
Piena splendeva la luna
e le fanciulle si posero
intorno all'altare.
* * *
Avrei davvero voluto morire
quando lei mi lasciò in affannoso pianto
tra molte cose dicendomi ancora:
"Come soffriamo atrocemente, Saffo,
io ti lascio contro il mio volere."
Ed io a lei rispondevo:
"Va' serena e di me serba il ricordo.
Sai quanto ti ho amata.
Se mai tu lo dimenticassi, sempre
io ricorderò i bei momenti che vivemmo.
Quando di corone di viole
e di rose e di croco, accanto a me
ti cingevi il capo gentile,
e mettevi intorno al collo
ghirlande intrecciate di fiori.
E cosparsa di essenze profumate
sul morbido letto ti saziavi,
né mai vi furono danze
nei sacri boschi a cui fossimo assenti..."
* * *
Le stelle intorno alla stupenda luna
nascondono i loro volti splendenti
quand'essa s'inargenta in tutto il suo splendore
illuminando la terra...
* * *
Che cosa brama ancora il tuo folle cuore?
Chi devo, Saffo, ancora persuadere
a darti ricompensa nell'amore?
Chi ti fa soffire?
Se adesso fugge, poi ti cercherà;
se sdegna i tuoi doni, presto ne farà;
se non ti ama, presto ti amerà,
anche se non vuole...
* * *
Quando morta giacerai, mai più
si ricorderanno di te, per sempre:
più non vedrai le rose della Pieria,
ma oscura ti aggirerai nelle case di Ade
aleggiando tra i morti neri...
* * *
Sei giunta, ti desideravo,
hai dato ristoro alla mia anima ardente...
* * *
Ma tu dèstati, avvìati
con i tuoi giovani amici,
perché possiamo vedere
un sonno ancora più breve di quello
di un uccello dal canto sonoro.
* * *
Tramontata è la luna e le Pleiadi,
a metà del suo corso è la notte,
il tempo passa e io dormo sola...
* * *
Signore, lo giuro sulla dea beata:
non più voglio stare sulla terra,
desiderio di morte mi prende,
di vedere le sponde d'Acheronte
fiorite di loto...
* * *
Di ghiaccio divenne il loro cuore e le ali si chiusero.
 
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AncientQueen
view post Posted on 7/8/2009, 11:14




Me lo sentivo che avrei trovato Saffo :P
:wub:
 
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JulyUnendlichkeit
view post Posted on 7/8/2009, 18:21




CITAZIONE (AncientQueen @ 7/8/2009, 12:14)
Me lo sentivo che avrei trovato Saffo :P
:wub:

dici che sono troppo prevedibile? :(
 
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AncientQueen
view post Posted on 8/8/2009, 00:46




CITAZIONE (JulyUnendlichkeit @ 7/8/2009, 19:21)
CITAZIONE (AncientQueen @ 7/8/2009, 12:14)
Me lo sentivo che avrei trovato Saffo :P
:wub:

dici che sono troppo prevedibile? :(

ma no dai ci stava!! io ho messo sopor che nn centra assolutamente niente con questo forum, xò vabbè image
avrei dovuto postarlo su free image
 
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Sun1693
view post Posted on 4/10/2009, 19:08




Io faccio il liceo classico, e non vedo l'ora di studiare Saffo in greco... Peccato che la maggior parte delle sue opere siano andate perdute... :cry: :cry: :cry:
 
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JulyUnendlichkeit
view post Posted on 4/10/2009, 19:12




Sun1693 io ho studiato qualcosa di Saffo solo attraverso la poesia Latina di Catullo :(
 
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Endless87
view post Posted on 20/9/2010, 18:57




noi invece Saffo l'abbiamo proprio studiata!
la nostra prof era una suora laica, perciò potete immaginare il rossore quando piegava!!!!
oddio quante risate!!!! XDD

 
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Margy92
view post Posted on 27/2/2011, 08:54




per favore,ditemi di chi è il dipinto con la donna che annusa le rose!vorrei portarlo all esame ma non so come trovsre l autore!
 
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pisolina
view post Posted on 7/3/2011, 18:26




mi piace molto saffo............ :wub:
 
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elenucciax004
view post Posted on 30/9/2011, 09:44




Per chi sa il greco òwò
(ma anche per chi non lo sa e vuole curiosare ^O^)

Il celeberrimo "Inno ad Afrodite":

Fr. 1
      πο]ικιλόθρο[ν' ἀθανάτἈφρόδιτα,
      παῖ] Δ[ί]ος δολ[όπλοκε, λίσσομαί σε,
      μή μ'] ἄσαισι [μηδ' ὀνίαισι δάμνα,
      []πότν]ια, θῦ[μον,
   5  ἀλλ]ὰ τυίδ' ἔλ[θ', αἴ ποτα κἀτέρωτα
      τὰ]ς ἔμας αὔ[δας ἀίοισα πήλοι
      ἔκ]λυες, πάτρο[ς δὲ δόμον λίποισα
      []χ]ρύσιον ἦλθ[ες
      ἄρ]μ' ὐπασδε[ύξαισα· κάλοι δέ σ' ἆγον
  10  ὤ]κεες στροῦ[θοι περὶ γᾶς μελαίνας
      πύ]κνα δίν[νεντες πτέρ' ἀπ' ὠράνωἴθε-
      []ρο]ς διὰ μέσσω·
      αἶ]ψα δ' ἐξίκο[ντο· σὺ δ', ὦ μάκαιρα,
      μειδιαί[σαισ' ἀθανάτωι προσώπωι
  15  ἤ]ρε' ὄττ[ι δηὖτε πέπονθα κὤττι
      []δη]ὖτε κ[άλ]η[μμι
      κ]ὤττι [μοι μάλιστα θέλω γένεσθαι
      μ]αινόλαι [θύμωι· τίνα δηὖτε πείθω
      .].σάγην [ἐς σὰν φιλότατα; τίς σ', ὦ
  20  []Ψά]πφ', [ἀδικήει;
      κα]ὶ γ[ὰρ αἰ φεύγει, ταχέως διώξει,
      ‹αἰ δὲ δῶρα μὴ δέκετ', ἀλλὰ δώσει,›
      ‹αἰ δὲ μὴ φίλει, ταχέως φιλήσει›
      []‹κωὐκ ἐθέλοισα.›
  25  ‹ἔλθε μοι καὶ νῦν, χαλέπαν δὲ λῦσον›
      ‹ἐκ μερίμναν, ὄσσα δέ μοι τέλεσσαι›
      ‹θῦμος ἰμέρρει, τέλεσον, σὺ δ' αὔτα›
      []‹σύμμαχος ἔσσο.›

Vorrei far notare, in particolare, il confronto fra la traduzione dei vv. 19-24, "ritoccata" dal Pindemonte:

[...] chi, o mia
Saffo, ti oltraggia?
S'ei fugge, ben ti seguirà tra poco,
Doni farà, s'egli or ricusa i tuoi,
E s'ei non t'ama, il vedrai tosto in foco,
Se ancor nol vuoi.

e i versi originali della poetessa:

[...] chi, o
Saffo, ti oltraggia? Perché se (lei) fugge, presto inseguirà,
se non accetta doni, invece donerà,
e se non ama, presto amerà
anche se lei non vuole.

ἐθέλοισα: a casa mia è un participio presente di ἐθέλω, nominativo femminile singolare, congiunto al soggetto sottinteso della reggente ù.ù
In fondo non c'è da stupirsi: questo non è l'unico caso di traduzione ritoccata "ad arte"...

Vabbe' è.é
xD

In realtà ero venuta per linkare questo approfondimento sull'amore in Saffo, connesso anche con il tema della vecchiaia e del tempo, caro al pensiero greco e specialmente ai poeti lirici:

>>Eros e chronos in Saffo

Sul sito Loescher Mediaclassica si possono trovare tanti altri approfondimenti sul mondo antico e sulle lingue classiche. Il responsabile è il prof. Franco Montanari (sì, quello del dizionario X°D) e il materiale fornito è scientifico e affidabilissimo ^^

Bye bye :wub:
 
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Endless87
view post Posted on 13/11/2011, 15:24




uuuuuuuuuuuuuuh greco da quanto tempo non lo vedo XD
 
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selene93
view post Posted on 14/7/2012, 12:55




Saffo, vantando l'autonoma scelta dell'amore come bene supremo, ha tracciato senza alcun dubbio una nuova dimensione della mente umana, manifestando ai suoi contemporanei la crisi della visione epica di fronte alla prospettiva individuale. Sta in questo la grande e straordinaria forza della poesia di Saffo, al di là delle molteplici leggende che la riguardano.
 
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11 replies since 7/8/2009, 10:57   1810 views
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